Blog Mefop

Il 2021 della previdenza complementare

Daniele Marzocchi
04 luglio 2022
TEMI MEFOP
  • Previdenza complementare
DESTINATARI
  • Fondi pensione

Il 10 giugno, in occasione della presentazione della relazione annuale, la Covip ha fatto il punto sullo stato attuale della previdenza complementare.

Il 2021 ha visto un progressivo miglioramento del contesto economico globale, su cui hanno inciso principalmente due fattori: il rallentamento della pandemia grazie all’accelerazione delle campagne vaccinali, oltre che la conferma di politiche espansive da parte delle banche centrali. Per i fondi pensione inoltre è stato l’anno di prima applicazione della Direttiva IORP II che ha permesso di aumentare trasparenza, chiarezza e migliorare la capacità di gestione del rischio.

Il miglioramento del quadro macroeconomico ha permesso un andamento positivo dei mercati finanziari, pur con momenti di alta volatilità e ciò si è riflesso in rendimenti nel complesso positivi.

I rendimenti netti di tutte le forme pensionistiche sono stati superiori allo scorso anno: 4,9% i Fpn, 6,4% i Fpa, 1,3% i PIP – gestioni separate e 11% i PIP – unit linked. Ad aver goduto di rendimenti più elevati sono stati i comparti maggiormente esposti sull’azionario, con rendimenti a doppia cifra (dall’11,1% dei Fpn al 18,8% delle unit linked).

L’andamento dell’ultimo anno conferma il trend positivo di lungo periodo (notoriamente l’orizzonte temporale di riferimento della previdenza complementare), confermando la capacità del sistema di creare valore positivo per gli iscritti.

Ad influire sui rendimenti netti, oltre che ovviamente gli investimenti, sono i costi che risultano più elevati per le forme individuali rispetto a quelle collettive.

Quanto alla composizione degli investimenti, i titoli di debito si confermano lo strumento maggiormente presente con un totale, tra titoli di Stato e altri titoli di debito, del 53,7% (in diminuzione rispetto al 56,2% dello scorso anno) di cui il 16,8% rappresentati da titoli di Stato italiani. Per quanto riguarda le altre asset class, l’esposizione azionaria (diretta e tramite OICR e derivati) è del 29% (in aumento rispetto al 26,6% del 2020), mentre gli immobili rappresentano l’1,9% del totale (di cui la gran parte detenuti dai fondi pensione preesistenti).

Come sottolineato in precedenza, la quota di titoli di debito è in diminuzione rispetto allo scorso anno, confermando un trend che si rafforza allargando l’orizzonte di osservazione a 5 anni: dal 2017 ad oggi il portafogli delle forme pensionistiche complementari ha ridotto la propria esposizione obbligazionaria di circa cinque punti percentuali a favore dei titoli di capitale e quote di OICR.

L’offerta previdenziale conferma il trend di razionalizzazione delle forme pensionistiche complementari operanti: dalle 739 del 1999 si è passati alle 349 attuali, di cui 33 fondi pensione negoziali, 40 fondi pensione aperti, 72 PIP “nuovi” e 204 fondi pensione preesistenti.

Il numero di iscritti nel 2021 segna un incremento rispetto allo scorso anno del 3,9%, superando gli 8,7 milioni, con un tasso di adesione del 34,7%. Considerando le posizioni in essere (intese come numero di rapporti di partecipazione accesi dai singoli individui presso una o più forme di previdenza complementare) l’incremento rispetto al 2020 risulta essere del 4,2% con un totale di posizioni superiori ai 9,7 milioni.

Le risorse complessivamente destinate alle prestazioni ammontano a 213,3 miliardi di euro, in crescita del 7,8% rispetto al 2020.

Analizzando i tassi di partecipazione a livello regionale, si registrano valori più elevati nel nord (41,2% in Friuli-Venezia Giulia) e valori più bassi della media nelle regioni meridionali con un minimo del 25,2% in Sardegna.

Si conferma poi un importante gender gap: gli uomini rappresentano il 61,8% degli aderenti totali, in linea con i dati dello scorso anno, riflettendo quindi le dinamiche del mercato del lavoro con valori di occupazione femminile sotto la media.

Per quanto riguarda le fasce d’età degli aderenti, si evidenziano divari importanti tra gli under 35 e le restanti fasce della popolazione: i primi, infatti, rappresentano solo il 17,8% degli iscritti totali.

In relazione ai flussi contributi, il contributo medio per iscritto si attesta a 2790 euro, in aumento rispetto ai 2740 euro del 2020, ma ancora lontano dalle soglie di deducibilità fiscale. Si evidenziano, in ragione delle dinamiche retributive degli iscritti, differenze tra le diverse forme: il contributo medio risulta leggermente inferiore alla media nei PIP, nei fondi negoziali e nei fondi aperti (rispettivamente 2130, 2190 euro e 2490 euro), mentre ben oltre la media nei fondi preesistenti con un valore di 7800 euro.

Il sistema ha confermato di avere una base solida: si è adeguato alle evoluzioni normative, ha registrato un incremento degli iscritti, ha colto le opportunità offerte dai mercati finanziari. Si è mostrato inoltre resiliente anche agli eventi negativi che hanno accompagnato la fine del 2021 e che tutt’oggi stanno rendendo incerto il quadro politico-economico globale: risulta dunque fondamentale, anche in ottica di prosecuzione del trend positivo dell’anno trascorso, confermare tale solidità e capacità di adattamento agli eventi esogeni.


PER APPROFONDIRE

Relazione Covip integrale

Considerazioni del Presidente

Bollettino Statistico Mefop 83

Per ulteriori informazioni e dati sui fondi pensione consulta Previ|DATA Il database della previdenza complementare

 

Daniele Marzocchi

In Mefop da novembre 2021. Laureando in Finanza.
Si occupa di analisi statistica, economica e finanziaria e collabora alla gestione di Previ|DATA.