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Cartelle esattoriali: con la richiesta di rateizzazione si riconosce il debito e si interrompe la prescrizione
- Casse di previdenza
La vicenda da cui trae origine la pronuncia della Corte di cassazione ha riguardato un contribuente che aveva contestato la validità della notifica della cartella di pagamento e che aveva negato potesse riconoscersi efficacia sanante alla istanza di rateizzazione da lui presentata. L’agente della riscossione aveva comunque manifestato la pretesa creditoria attraverso un atto di intimazione notificato al ricorrente.
La Corte, nell’ordinanza in commento, ha respinto il ricorso e ha confermato le pronunce dei giudici di merito sostenendo che l’istanza di rateizzazione del debito oggetto delle cartelle era incompatibile con l’affermazione del contribuente di non avere ricevuto la notificazione delle stesse. Il contribuente, infatti, formula la sua richiesta di pagamento rateale in relazione ad atti impositivi presupposti relativi ad importi che non può negare di conoscere (numerosi i precedenti: Cassazione n.16098/2018, n. 27672/2020, n. 11338/2023 e n. 3414/2024).
Aggiunge, inoltre, la Corte, in modo estremamente netto, che la richiesta di rateizzazione poiché presuppone la conoscenza delle somme che costituiscono l’oggetto della cartella di pagamento costituisce, di per sé, un atto interruttivo della prescrizione conformemente a quanto previsto dall’art. 2944 c.c. in base al quale la prescrizione è interrotta dal riconoscimento del diritto da parte di colui contro il quale il diritto stesso può essere fatto valere.
La Corte non chiede una specifica intenzione ricognitiva ma ritiene sufficiente nel contribuente la consapevolezza del debito e la volontarietà della condotta.
La Corte ha espresso l’orientamento secondo il quale la richiesta di rateizzazione costituisce riconoscimento del debito ex art. 1988 c.c. anche in altre pronunce (Cass. n. 3414/2024; Cass. n. 11338/2023). Il riconoscimento del debito, in base alla norma del Codice civile, al pari della promessa di pagamento, dispensa colui a favore del quale è fatta dall'onere di provare il rapporto fondamentale; l'esistenza di questo si presume fino a prova contraria.
La Corte di cassazione nella pronuncia in commento ribadisce (ex plurimis: Cass. n. 3347/2017; n.16098/2018; n.10094/2023) che, comunque, non costituisce acquiescenza, da parte del contribuente, l’aver chiesto ed ottenuto, senza alcuna riserva, la rateizzazione degli importi indicati nella cartella di pagamento, in particolare, il puro e semplice riconoscimento d’essere tenuto al pagamento non può avere l’effetto di precludere ogni contestazione in ordine all’ “an debeatur“.
La Cassazione in merito agli effetti dell’istanza di rateizzazione ha, in precedenza espresso, invece, un orientamento più articolato e meno netto di quello riportato nell’ordinanza qui commentata che attualmente ha assunto un rilievo preminente. In particolare, nella sentenza n.5549/2021 (si veda anche Cass. 13506/2018) la Corte, in tema di rateizzazione, ha sostenuto che il riconoscimento di debito, quale atto interruttivo della prescrizione, pur non avendo natura negoziale, né carattere recettizio e costituendo un atto giuridico in senso stretto, non solo deve provenire da un soggetto che abbia poteri dispositivi del diritto, ma richiede altresì in chi lo compie una specifica intenzione ricognitiva, occorrendo a tal fine la consapevolezza del riconoscimento desunta da una dichiarazione univoca, tale da escludere che la dichiarazione possa avere finalità diverse o che lo stesso riconoscimento resti condizionato da elementi estranei alla volontà del debitore. Peraltro, l’indagine diretta a stabilire se una dichiarazione costituisca riconoscimento del debito, ai sensi dell'art. 2944 c.c., rientra nei poteri del giudice di merito, il cui accertamento non è sindacabile in Cassazione se sorretto da corretta motivazione.
È interessante segnalare che per tutte le ipotesi di definizione agevolata c.d. “rottamazione” delle cartelle di pagamento che sono state previste dal 2016 al 2022, l’effetto ricollegato espressamente dalla legge alla dichiarazione con la quale il contribuente manifesta la volontà di accedere al beneficio, che comporta l’annullamento delle sanzioni civili e l’avvio di un piano di rateizzazione degli importi dovuti oltre agli interessi, non è quello della interruzione ma quello più limitato della sospensione della prescrizione che non azzera il tempo trascorso ma ne conserva l’impatto legale in quanto lo somma al periodo successivo.
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Paolo Giuliani
Dirigente del servizio contributi e prestazioni dell’Ente di previdenza dei Farmacisti, lavora nell'ambito della previdenza privata obbligatoria da oltre venti anni. Pubblica sulle riviste edite da Mefop analisi giurisprudenziali e normative su argomenti di previdenza obbligatoria pubblica e privata. Ha collaborato per un triennio con l'Università delle Marche, presso la Facoltà di economia e commercio, nell'ambito dell'insegnamento del Diritto del lavoro. È un educatore finanziario iscritto all’Associazione Italiana degli Educatori Finanziari ed ha svolto il ruolo di docente in diversi corsi di formazione anche sul sistema degli Enti di previdenza privati. È stato docente accreditato per i corsi ECM dei farmacisti con riferimento alla regolamentazione della previdenza di categoria.