Blog Mefop

I mercati privati: opportunità e sfide per gli investitori previdenziali

Stefania Luzi
29 novembre 2016
TEMI MEFOP
  • Previdenza complementare
  • Gestione delle risorse
DESTINATARI
  • Fondi pensione
  • Operatori di mercato

I mercati privati attirano sempre più le attenzioni degli investitori. Diverse sono le ragioni che motivano questo crescente interesse. In primis, le condizioni di incertezza e di elevata volatilità dei mercati finanziari, che scontano ancora gli effetti delle politiche monetarie non convenzionali avviate dalle banche centrali di molti paesi a livello globale. In un contesto in cui i titoli di debito, la componente core del portafoglio degli investitori previdenziali, soprattutto nel nostro paese, rendono zero nella migliore della ipotesi, e se tale è il livello di redditività che gli investitori devono attendersi negli anni a venire, dove ricercare rendimento? Gli investimenti alternativi, presentando un profilo di rischio-rendimento più appetibile, possono in tal senso rappresentare un’opportunità.

Oltre agli aspetti di natura prettamente finanziaria legati all’andamento dei mercati, i mercati privati sono da diversi anni sotto i riflettori per il contributo che possono offrire al rilancio dello sviluppo e della crescita del paese. Gestendo volumi significative di risorse, gli investitori previdenziali sono i soggetti che, più di ogni altro, sono stati chiamati in causa per un concreto supporto agli investimenti di lungo periodo. 

I dati sugli asset in gestione testimoniano il crescente interesse nei confronti degli investimenti alternativi. Alla metà del 2015, i mercati privati cubano oltre 4 trilioni di dollari e registrano una crescita ininterrotta – a partire dai primi anni del 2000 – che sdogana tale settore dalla definizione di un mercato di nicchia per consacrarli come una componente pressoché consolidata nel portafoglio. Gli investimenti alternativi pesano mediante circa il 13% nell’asset allocation degli investitori previdenziali e sono presenti anche nei fondi con asset in gestione di più modeste dimensioni.

Asset-allocation fondi pensione europei per dimensione patrimoniale

L’espansione dei volumi di investimento effettuati nei mercati privati porta con sé anche lo sviluppo del mercato secondario. Mano a mano che gli alternativi passano dall’essere considerati un asset innovativo al divenire un investimento sempre più presente, cresce il livello di competitività di tale mercato e contestualmente mutano anche le motivazioni che spingono un operatore a utilizzare il secondario. Se in una fase iniziale del suo sviluppo sono soprattutto gli shock economici e i conseguenti stress di liquidità a indurre gli investitori a cedere le proprie quote su tale segmento, oggi il secondario è considerato una strategia di diversificazione del profilo di rischio-rendimento, mitigando la J-curve e contendo l’effetto blind pool tipico di un investimento nel mercato primario. Ciò nonostante, il secondario rimane ancora un segmento molto difficile, per operare nel quale è necessario disporre di expertise dedicate.

Corso-Previfin-Mefop sugli strumenti di investimento alternativiAnche il nostro sistema previdenziale nutre notevole interesse nei confronti dei mercati privati. La consapevolezza riguardo la difficoltà con cui gli obiettivi di rendimento dichiarati nel documento sulle politiche di investimento, stante l’attuale contesto di mercato, potranno essere raggiunti ha spinto gli investitori a orientarsi verso strumenti con un profilo rischio/rendimento più elevato, tra cui asset class alternative, anche se la loro integrazione nel portafoglio, al momento, è ancora limitata per via della loro maggiore complessità gestionale, nonché del modello (diretto vs indiretto) che si intende adottare. Il legislatore ha riconosciuto ai fondi la facoltà di investire direttamente in FIA. Covip, nella risposta a quesito del giugno 2014, ha aperto anche alla possibilità del conferimento di un mandato di gestione.

La scelta del modello gestionale è sicuramente rilevante non solo per quei fondi che non sono riusciti o che non riusciranno ad approvare la modifica statutaria per la gestione diretta, ma anche per quei piani che, dopo avere valutato l’inserimento nell’asset allocation degli alternativi, ritengano opportuno procedere con un investimento indiretto, soprattutto per questioni legate alla governance del processo. La gestione tramite mandato si caratterizza, infatti, per un profilo di responsabilità diverso da quello della gestione diretta, giacché molte attività, che in quest’ultima sono eseguite direttamente dal fondo, eventualmente con il supporto esterno di un advisor finanziario, nella gestione indiretta vengono esternalizzate al soggetto cui viene conferito il mandato. Ci si riferisce, in particolare alle attività di due diligence, gestione dei flussi di liquidità (richiami e reinvestimento dei proventi distribuiti), risk management e reporting.

La gestione indiretta, tuttavia, pone il problema della configurazione del mandato. Come strutturarlo? Nel nostro sistema previdenziale le esperienze sono ancora limitate e lo studio delle soluzioni adottate in altri contesti più avanzati del nostro (fondo dedicato piuttosto che managed account) può senza dubbio offrire elementi al dibattito attualmente in essere, anche se l’esportabilità dei modelli è comunque condizionata dalle peculiarità del nostro contesto normativo di riferimento. Quale durata attribuire al mandato? Le scadenze dei mandati di gestione tradizionali sono decisamente brevi (3-5 anni) per un investimento illiquido. Come gestire l’eventuale fase di transizione da un gestore che ha costruito un portafoglio ad un altro che ne eredita la struttura?

Aspetti che invece sono comuni a entrambi i modelli riguardano la crucialità della fase di selezione per il successo dell’iniziativa e la dimensione minima dell’investimento. L’importanza della scelta del fondo/gestore discende, da un lato, dalla difficoltà di intraprendere eventuali iniziative nel caso in cui, una volta effettuato, l’investimento non si riveli profittevole; dall’altro dai fenomeni di dispersione e persistenza dei rendimenti tipici dei mercati privati. Per quanto concerne, invece, il quantum investire, esiste un livello minimo al di sotto del quale un’allocazione in alternativi ha poca significatività poiché non riuscirebbe a fornire un adeguato contributo al profilo di rischio/rendimento del portafoglio, né tantomeno a giustificare gli oneri sostenuti per l’avvio del processo di investimento.

Confronto-gestione-diretta-indiretta-Fondo-pensione

 

Stefania Luzi
Mefop

In Mefop dal 2001. Laureata in Scienze Statistiche ed Economiche, si occupa di coordinare l'attività dell'Area Economia e Finanza.