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PNRR e rigenerazione urbana: il ruolo degli investitori istituzionali

Stefano Distilli
04 aprile 2022
TEMI MEFOP
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Immaginare le città e gli spazi urbani del futuro non rappresenta più solo un esercizio di fantasia e di utopia, mirato a un orizzonte indistinto.

Le profonde trasformazioni che erano già in atto e che hanno subito una accelerazione improvvisa e imprevedibile dalla pandemia e dai radicali cambiamenti che ne sono derivati rispetto ai concetti di “casa”, “ufficio”, “spazi pubblici”, impongono di ripensare da subito i modelli, i principi e i requisiti ai quali le città dovranno adeguarsi per essere attrattive e in linea con i nuovi standard di vivibilità che stanno emergendo in tanti ambiti della nostra vita. Non è più, quindi, solo il tempo di immaginare, ma è il momento giusto, il contesto ideale in cui cominciare a progettare concretamente e realizzare, potendo anche contare su importanti risorse e competenze da mettere in campo, alle quali però è indispensabile abbinare una progettualità consapevole e una programmazione attenta degli interventi da effettuare.

Il PNRR rappresenta certamente un’opportunità che ci potrà consentire di proseguire e diffondere i percorsi già avviati in alcune zone del Paese, ancora troppo limitate e concentrate, verso la trasformazione di aree urbane in un’ottica di recupero secondo criteri di sostenibilità e vivibilità da un punto di vista ambientale, economico e sociale. E le Casse di previdenza privatizzate, per vocazione e in linea con la propria mission istituzionale che, nelle scelte di gestione dell’asset allocation, è rappresentata dal garantire la sostenibilità finanziaria di lungo periodo a tutela del patrimonio degli iscritti e delle prestazioni da erogare, non possono che essere sensibili ed assumere un ruolo di primo piano in tali processi e in questa importante opportunità per il sistema Paese.

Allo stesso tempo, è evidente la sensibilità crescente da parte degli investitori istituzionali nei confronti delle tematiche relative a una crescita sostenibile e ai criteri Esg, testimoniata anche dai dati dell’ultimo Rapporto Adepp, l’associazione che riunisce gli enti di previdenza privata, che evidenziano rispetto agli investimenti come, già a fine 2019, gli impieghi in strumenti che rispondevano ai criteri Esg erano pari a circa 8 miliardi di euro, con un trend di progressiva e forte crescita, che in alcuni casi li ha portati ad attestarsi su percentuali ormai pari all’80% del capitale investito.

Se rivolgiamo, inoltre, l’attenzione alla quinta missione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, ovvero quella dedicata a inclusione e coesione sociale, nell’ambito della quale evidentemente si pongono anche i progetti finalizzati alla rigenerazione urbana, questa rappresenta un’opportunità sotto diversi punti di vista anche rispetto al nostro ruolo di investitori istituzionali. In ottica prospettica potrà costituire il presupposto per incrementare la quota di investimenti in operazioni immobiliari e infrastrutturali mirate al recupero e alla riqualificazione delle aree urbane, tipicamente attraverso progetti gestiti e realizzati da fondi specializzati, come per esempio nel caso già avviato del Coima Esg City Impact Fund, al quale come Cassa Dottori Commercialisti abbiamo aderito.

Focalizzandosi tipicamente su aree che necessitano di una radicale trasformazione e di un nuovo ruolo e un’utilità collettiva all’interno di un tessuto urbano, le operazioni di questo tipo sono finalizzate a ripensare e dare nuova vita a quartieri e agglomerati urbani, rinnovandone le infrastrutture e i servizi per offrire una maggiore vivibilità e un benessere sempre più diffuso alla comunità locale.

Allo stesso tempo contribuiscono a stimolare lo sviluppo di quei territori, andando a incidere sul tessuto imprenditoriale locale come volano per l’economia reale, con un ritorno importante anche in termini di opportunità consulenziali per quei professionisti che, come nel caso dei dottori commercialisti e di tante altre specializzazioni, possono fornire un supporto fondamentale e avere un ruolo operativo nella realizzazione dei progetti, in tutte le diverse fasi.

Quello che ne può conseguire, quindi, è una sorta di vero e proprio circolo virtuoso che, mettendo anche a frutto e valorizzando una quota parte del patrimonio dei nostri iscritti in termini di redditività e di stabilità prospettica, permette anche di incrementare il supporto da parte degli enti come il nostro sia alla crescita e trasformazione del sistema Paese, che all’ evoluzione della platea professionale di riferimento in termini reddituali e andando a stimolare e alimentare opportunità di lavoro nei diversi territori.

Un’altra prospettiva offerta dall’auspicato avvio di questo “circolo virtuoso” si lega a una delle strategie che la nostra Cassa, così come altre, sta cercando di mettere in atto nel rivestire un ruolo, quanto mai importante, nel sostenere, ad esempio attraverso gli incentivi alla specializzazione e/o alle aggregazioni inter e intra-professionali, la crescita di competenze dei nostri iscritti, dei dottori commercialisti che, mai come ora ed anche in relazione a queste tematiche, avranno l’opportunità di misurarsi con campi specialistici molto diversi, innovativi, superando i limiti della consulenza “tradizionale”, dalla contabilità alla gestione “ordinaria”, per configurarsi sempre più come consulenti per la crescita delle aziende loro clienti e dei territori nei quali operano.

Altro campo in cui il PNRR rappresenta uno stimolo importante è quello della riqualificazione energetica degli edifici secondo standard sempre più elevati di efficienza e sostenibilità, per la quale, nell’ambito della seconda missione “Rivoluzione verde e transizione ecologica” vengono stanziati oltre 15 miliardi di euro.

Anche in questo ambito Enti come il nostro possono e debbono certamente ricoprire un ruolo importante, potendo contare per esempio nel nostro caso su un patrimonio immobiliare detenuto direttamente composto da 36 immobili dislocati sul territorio nazionale, prevalentemente nelle regioni centro-settentrionali del Paese, per una superficie lorda complessiva pari a 259mila metri quadrati e un valore di mercato di circa 326,6 milioni di euro al 31 dicembre 2020, nonché su una significativa componente del patrimonio immobiliare investita in fondi di real estate che saranno impegnati, in linea con gli indirizzi generali, in operazioni di riqualificazione dei propri portafogli di immobili.

Del nostro patrimonio fanno parte anche edifici che testimoniano l’impegno portato avanti negli anni in un’ottica di riqualificazione e valorizzazione immobiliare di spazi con un importante valore intrinseco e nell’ambito del tessuto urbano, come nel caso della sede di Cassa Dottori Commercialisti a Roma all’interno del complesso dell’ex stabilimento del birrificio Peroni di Roma che rappresenta un’operazione di recupero di un prezioso esempio di archeologia industriale.

L’auspicio ulteriore, quindi, non può essere che, tanto per le opere di rigenerazione urbana, così come per quelle di riqualificazione in chiave sostenibile del patrimonio immobiliare diretto portate avanti da enti istituzionali come il nostro, si possano prevedere benefici in linea con il quadro di agevolazioni previste per questo tipo di interventi.

Tra i “ritocchi” necessari, il primo e più importante riguarda la riformulazione dei livelli di imposizione fiscale previsti per gli investimenti e le operazioni finanziarie e immobiliari realizzate dalle Casse nell’ambito della propria attività di gestione istituzionale dei patrimoni, che ancora oggi sono sottoposti a una tassazione sui rendimenti e rendite, sia appunto di natura mobiliare che immobiliare, totalmente assimilabile a quella che si applica nel caso di soggetti che hanno un profilo speculativo.

Siamo infatti convinti che basterebbero pochi cambiamenti rispetto all’attuale regime di tassazione sugli investimenti per favorire ulteriormente il coinvolgimento di player istituzionali in operazioni di recupero e valorizzazione come queste che, oltre a essere utili in termini di diversificazione degli impieghi del patrimonio, permettono loro di sostenere concretamente asset strategici per il Paese contribuendo alla riqualificazione del territorio e alla ripresa economica complessiva.

 

Il presente contributo è stato precedentemente pubblicato sul quotidiano Italia Oggi del 3.3.2022

 

Stefano Distilli
Cassa Dottori Commercialisti

Stefano Distilli è il Presidente di Cassa Dottori Commercialisti per il mandato 2020-2024.
Dottore Commercialista ed esperto di welfare, tra gli altri incarichi dal 2010 Distilli è Presidente e Amministratore Delegato di Servizi Previdenziali Valle d’Aosta S.p.a, società in house della Regione Autonoma Valle d’Aosta per conto della quale si è occupato dello sviluppo e della gestione dei fondi pensione territoriali.
Al suo secondo mandato come componente del Consiglio di Amministrazione della Cassa Dottori Commercialisti, per la quale ha ricoperto l’incarico di coordinatore della commissione investimenti mobiliari, in precedenza Distilli è stato Delegato dell’Ente dal 2008 al 2016.