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Come la Sanità integrativa si riorganizza per far fronte all’emergenza Covid 19
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L’attuale crisi pandemica ha reso necessaria l’attuazione di alcune misure restrittive che hanno coinvolto gli individui e, come conseguenza e a vari livelli, tutte le attività “produttive”.
Anche gli enti erogatori di assistenza sanitaria integrativa hanno dovuto riorganizzare la propria attività sia dal punto di vista operativo che dal punto di vista sostanziale, continuando a fornire assistenza ai propri iscritti, cercando al contempo di rendere più semplice l’accesso alle prestazioni e prevedendo – laddove possibile – nuove coperture legate al rischio emergente.
Operatività dei Fondi sanitari durante l’emergenza Covid
Come noto, il Dpcm 22 marzo 2020 ha previsto una sospensione delle attività produttive e industriali ritenute non essenziali al fine di contenere la diffusione del virus Covid-19; il provvedimento ha individuato – tramite un elenco di codici Ateco – le attività c.d. essenziali che possono continuare ad operare in sede. Diversamente, le attività “non essenziali” non sono sospese in assoluto ma possono proseguire esclusivamente se organizzate in modalità a distanza o lavoro agile. La sospensione delle attività, dapprima prevista fino al 13 aprile 2020, è stata prorogata fino al 3 maggio dal Dpcm 10 aprile 2020 e poi fino al 17 maggio dal Dpcm 26 aprile 2020. Questi ultimi decreti hanno a loro volta previsto nuovi elenchi di attività consentite, lievemente meno restrittivi rispetto all’elenco allegato al primo decreto.
I fondi sanitari, a differenza dei fondi pensione, non hanno un codice Ateco univoco di riferimento per cui gli stessi, per poter organizzare il lavoro durante l’emergenza, avranno verificato il codice utilizzato e in base allo stesso avranno deciso come proseguire la propria attività. Ferme restando le raccomandazioni contenute in entrambi i Dpcm di consentire il lavoro in modalità smart working in tutti i casi in cui sia possibile farlo.
In generale, già da fine febbraio, molti fondi sanitari avevano già sospeso l’apertura al pubblico o ricevevano solo previo appuntamento e poi, dall’inizio di marzo, hanno cominciato a operare da remoto, non sospendendo mai l’attività.
Agli iscritti sono state fornite informazioni sulle nuove modalità operative di questa fase emergenziale tramite i siti, i canali social e comunicazioni mail. Alcuni fondi, per rendere più spediti i tempi di lavorazione e agevolare gli iscritti, hanno semplificato le procedure per l’invio delle richieste di prestazioni e della relativa documentazione.
Contribuzione ai fondi sanitari e attività sospese, che succede?
La citata chiusura delle attività produttive e, più in generale, la contrazione dei consumi legata alle restrizioni causate dall’emergenza sanitaria hanno comportato il ricorso diffuso da parte dei datori di lavoro alla misura della Cassa integrazione, anche nella sua forma in deroga introdotta dal Dl Cura Italia.
L’accesso alla Cassa integrazione può produrre effetti diretti sulla contribuzione versata ai fondi sanitari negoziali per la copertura dei lavoratori. In tale situazione i contributi – dovendo seguire in linea di principio le vicende della retribuzione - potrebbero essere sospesi e in genere lo sono, pur rimanendo il tema soggetto ad una certa discrezionalità decisionale da parte dell’autonomia collettiva.
Nel caso di sospensione della contribuzione generalmente i fondi prevedono l’avvio di un periodo di “carenza” esaurito il quale, se la contribuzione continua a non essere versata, la copertura del lavoratore viene sospesa.
In questa situazione ed eccezionalmente rispetto alle procedure ordinarie, alcuni fondi hanno previsto che alla sospensione della contribuzione attuata dai datori di lavoro che non possono proseguire l’attività produttiva non consegua la sospensione delle coperture o, in alternativa, che il lavoratore interessato possa versare autonomamente i propri contributi al fine di mantenere attivo l’accesso alle prestazioni.
Piani sanitari ed integrazioni derivanti dalla crisi pandemica
Sul piano sostanziale, alcuni fondi sanitari - laddove possibile, anche in ragione del modello di gestione adottato - hanno apportato modifiche ai propri piani sanitari.
Tra questi c’è chi ha inserito all’interno dell’elenco delle prestazioni offerte - e senza un maggior aggravio contributivo a carico dell’iscritto – delle coperture specifiche legate al rischio Covid-19: il riconoscimento di una diaria per il periodo di quarantena (accertata tramite test del tampone); il riconoscimento di una diaria o di una maggiore diaria per il caso di ricovero in ospedale e per i casi di ricovero in gravi situazioni (es. terapia intensiva); la copertura delle spese di sostegno psicologico durante il periodo di isolamento forzato.
Sul fronte delle prestazioni, il sistema ha altresì rilevato un calo drastico delle richieste in questi mesi derivante anche dalla difficoltà per gli iscritti di accedere ai servizi di diagnostica e specialistica, se non dietro presentazione di certificazioni attestanti il carattere di urgenza. Alcuni fondi, a tal proposito, stanno avviando alcune iniziative che potrebbero assicurare il mantenimento delle prestazioni di frequenza, nel caso fosse possibile, anche attraverso la tecnica di consulti medici online.
Chiara Costantino
Mefop
In Mefop dal 2013. Laureata con lode in Giurisprudenza. Si occupa di consulenza legale e formazione, collabora alla redazione delle pubblicazioni giuridiche. Segue il coordinamento editoriale della rivista Prospettive. Cura inoltre gli aspetti normativi dei fondi sanitari, del welfare aziendale e dei premi di risultato.