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Fondi sanitari: governance, modello gestionale e modello sanitario
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Nel mese di maggio 2016 Mefop ha somministrato un questionario ad un campione di enti sanitari al fine di tracciare efficacemente una mappa del sistema, delinearne i principi basilari ed evidenziarne le aree problematiche. All’interno di questo primo articolo rappresenteremo le principale caratteristiche del campione dei rispondenti, auspicando di ricevere nel prossimo futuro ulteriori feedback*, per poter rappresentare più diffusamente il mercato di riferimento.
I rispondenti - Ad oggi sono 15 le risposte pervenute, un numero esiguo se rapportate al settore di riferimento che, dall’ultimo censimento effettuato dall’anagrafe dei fondi sanitari, registra circa 300 forme esistenti.
Gli enti rispondenti hanno deciso di costituirsi in forma di Associazione non riconosciuta (73%), Società di mutuo soccorso (13%) e Associazioni riconosciute o Cooperative (rispettivamente il 7%). Il 60% ha optato per l’esternalizzazione della gestione sanitaria affidando interamente il rischio ad una compagnia assicurativa, il restante 40% ha adottato un modello di gestione diretta.
La struttura - La maggior parte dei fondi analizzati, in particolare quelli che hanno scelto una gestione convenzionata, sono caratterizzati da strutture piuttosto snelle e sono soliti esternalizzare le attività di natura tecnica, che richiedono competenze specifiche e sicuramente più costose nel caso di internalizzazione. Nello specifico, gli enti sanitari tendono a rivolgersi all’esterno per le attività di natura legale, attuariale/Finanziaria e medico/sanitaria e ad internalizzare le attività di carattere amministrativo (ufficio relazioni iscritti e ufficio amministrativo/liquidazione pratiche), anche se si rilevano delle differenze a seconda del modello gestionale sanitario.
Le adesioni- Il 67% degli enti prevede un’adesione obbligatoria per via contrattuale, sono questi i fondi nati dalla contrattazione collettiva e dedicati a particolari categorie di lavoratori.
Per quanto riguarda le fonti della contribuzione, nel 60% dei casi la posizione viene alimentata da un versamento a carico del datore di lavoro e del lavoratore; nel 33% del solo datore e nel 7% del solo lavoratore. Nel 21% degli enti rispondenti, inoltre, gli iscritti possono versare una contribuzione volontaria, aggiuntiva a quella minima obbligatoria, per assicurarsi prestazioni aggiuntive rispetto alla copertura base riconosciuta dal nomenclatore.
Nella maggior parte dei fondi (64%) il contributo è variabile e calcolato in percentuale della retribuzione, nei restanti è definito in misura fissa. La maggior parte dei fondi prevede l’iscrizione dei familiari a carico (80%) e dei pensionati (67%). Per gli enti sanitari a gestione diretta l’apertura ai quiescenti ha conseguenze rilevanti sulle riserve che il fondo dovrà accantonare per far fronte al progressivo accrescimento del rischio legato all’invecchiamento della popolazione; per quelli a gestione convenzionata tale previsione determina invece un aumento del premio pagato alla società assicuratrice. Per queste ragioni la quasi totalità dei fondi (90%) ha scelto di differenziare il contributo pagato tra attivi e pensionati per far fronte agli impegni legati all’incremento del rischio.
La gestione finanziaria – Una parte del questionario ha indagato le scelte di gestione finanziaria delle diponibilità patrimoniali accumulate dai fondi nel corso degli anni di attività. Gli enti sanitari sono gestiti prevalentemente secondo un sistema a ripartizione: le risorse accumulate nell’anno attraverso i contributi versati dagli aderenti sono utilizzate per pagare le prestazioni richieste nello stesso periodo. Nel caso in cui le risorse versate al fondo siano in avanzo rispetto alle prestazioni erogate (ai premi pagati per i fondi a gestione convenzionata) e ai costi di gestione affrontati, l’ente può accumulare un patrimonio e trovarsi nella condizione di effettuare scelte di gestione di tali risorse: il 71% dei fondi dichiara, infatti, di effettuare una gestione finanziaria dell’avanzo patrimoniale.
Nel 70% di questi le scelte di investimento vengono effettuate direttamente dall’ente, nel restante 30% tramite un gestore finanziario. L’asset allocation media, date le specificità dell’attività svolta, risulta piuttosto prudenziale: emerge una netta prevalenza dell’investimento obbligazionario. Una parte residuale del patrimonio è investita in polizze di capitalizzazione, oicr e azioni.
*Per partecipare attivamente al progetto e rispondere al questionario clicca qui
Maria Dilorenzo
Mefop
In Mefop dal 2011. Laureata con lode in Economia dei Mercati e degli Intermediari Finanziari. Si occupa di analisi statistica, economica e finanziaria nonchè dei temi Esg. È responsabile della progettazione e dello sviluppo del database Mefop Previ|DATA. Segue gli aspetti organizzativi e statistici dei fondi sanitari.