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Overview sul 15° rapporto Crea Sanità
- Sanità integrativa
- Ssn
- Fondi sanitari
Il finanziamento della spesa sanitaria
Dal 2010 la quota di finanziamento pubblico della sanità è progressivamente diminuita distaccandosi gradualmente dalla media UE-ante 95 (paesi entrati nell’Unione Europea prima del 1995) fino a raggiungere, nel 2018, il livello medio dei paesi dell’est Europa (UE-post 95, -6 punti percentuali rispetto ai primi).
In Italia la spesa pubblica in sanità, pur rimanendo la fonte principale di finanziamento come per tutti i paesi all’interno dei paesi UE, rappresenta poco più del 74% della spesa totale, contro una media dell’80% dei paesi UE-ante 95. Il finanziamento aggiuntivo di 2 miliardi di €, previsto dalla legge finanziaria 2019, pur mitigando il differenziale con la media dei paesi dell’Europa occidentale, non sarà comunque in grado di invertire il trend.
Guardando alla spesa pubblica pro-capite si è assistito ad un progressivo allargamento del gap di spesa rispetto ai paesi UE- ante 1995, raggiungendo nel 2018 un livello pari al -37%.
La spesa privata pro-capite ha registrato un andamento contrapposto rispetto a quello della spesa pubblica, si è infatti progressivamente ridotta la forbice rispetto ai paesi UE-ante 1995 (ad oggi +11,4%), raggiungendo l’allineamento alla media a parità di potere di acquisto.
Dagli opposti andamenti di spesa pubblica e privata deriva un differenziale di spesa sanitaria tra Italia e paesi Europa occidentale pari al -32%, con stime prospettiche certamente non confortanti.
Spesa sanitaria, aspettativa di vita e qualità dei servizi
L’aspettativa di vita della popolazione, come è lecito attendersi, tende a crescere all’aumentare della spesa sanitaria sostenuta; i dati mostrano però una maggior produttività marginale degli investimenti in sanità per livelli bassi di spesa, tale effetto sembra però ridursi o addirittura annullarsi all’avvicinarsi alla media UE.
Integrando le valutazioni relative agli aspetti quantitativi legati alla speranza di vita con quelli più qualitativi connessi alla qualità dei servizi è possibile trovare ulteriori correlazioni positive con la spesa sanitaria.
Guardando all’Euro Health Consumer Index (EHCI) total score, un indicatore che valuta anche la qualità dei servizi resi ai cittadini in termini di diritti e informazione del paziente, accessibilità, esiti, prevenzione e farmaceutica, la relazione tra investimento e qualità del servizio sembrerebbe piuttosto netta e, data la linearità, approssimativamente proporzionale. In altri termini, continuare ad investire in sanità quando il contributo è marginale sugli esiti relativi all’aspettativa di vita sembrerebbe essere una scelta legata alla volontà di migliorare la qualità del servizio.
Nella situazione specifica del nostro paese, che si colloca nella fascia di spesa che segna il confine tra prevalenza di ritorni “quantitativi” e “qualitativi”, il policy maker si troverà nel prossimo futuro a dover decidere se investire sulla qualità del servizio o considerare questa dimensione come un “surplus” non a carico della redistribuzione solidaristica innescata dal SSN.
Il problema dell’equità
La spesa privata destinata alla sanità rappresenta l’ottava voce di consumo delle famiglie italiane, la settima nel mezzogiorno.
Nel 2017 la spesa per consumi sanitari è cresciuta del 9%, l’incremento maggiore ha riguardato le famiglie del mezzogiorno appartenenti ai quintili di reddito più bassi, che hanno contestualmente ridotto i propri consumi relativi alle altre voci di spesa.
La spesa privata del meridione si avvicina sempre di più a quella delle regioni settentrionali, malgrado si tratti di regioni caratterizzate da una minore disponibilità economica e una maggiore disuguaglianza di reddito, ne consegue dunque un peggioramento delle iniquità.
Il disagio economico per le spese sanitarie, combinazione di impoverimento per consumi sanitari e “nuove” rinunce per motivi economici, è sofferto dal 5,8% delle famiglie (5,5% nel 2016), ed è significativamente superiore nel Sud del Paese (8,3% delle famiglie a fronte del 7,9% del 2017) rispetto al centro (5,9%, in riduzione rispetto al 2016) e al Nord (3,5%).
Per maggiori informazioni, scarica il 15° Rapporto Sanità "Il ritorno della Politica nazionale in Sanità (?)"
Maria Dilorenzo
Mefop
In Mefop dal 2011. Laureata con lode in Economia dei Mercati e degli Intermediari Finanziari. Si occupa di analisi statistica, economica e finanziaria ed è co-responsabile della gestione di Previ|DATA.