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Le professionalità nel mercato del welfare aziendale
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Negli ultimi anni, in conseguenza dei cambiamenti della struttura sociale e demografica del nostro Paese, si stanno diffondendo nuove forme di intervento sociale che, mobilitando risorse economiche non pubbliche, cercano di integrare i servizi offerti dal Welfare State. Questi interventi, oltre a rappresentare una nuova risposta ai bisogni sociali degli individui, in diversi casi hanno permesso la creazione di nuova occupazione e l’emergere di nuove figure professionali in ambito sociale.
Un esempio è il welfare aziendale e occupazionale che, seppur non in maniera uniforme, sta crescendo a ritmi sostenuti in Italia. La sempre maggiore rilevanza di questo fenomeno ha portato alla nascita di un vero e proprio mercato fatto di società di consulenza, imprese di servizi e, soprattutto, di aziende provider.
Welfare aziendale, provider e professionalità emergenti
I provider di welfare aziendale sono organizzazioni che sostengono le imprese nelle varie fasi di ideazione, implementazione e monitoraggio degli interventi o dei piani di welfare. Attraverso le loro piattaforme digitali, i provider mettono a disposizione delle imprese e dei lavoratori una pluralità di servizi, fungendo sostanzialmente da intermediari tra la domanda (espressa appunto dalle imprese e dai lavoratori) e l’offerta di servizi di welfare (offerti da una molteplicità di attori che operano in vari ambiti in cui questi si declinano). Così facendo mettono in relazione il sistema produttivo composto da aziende, dallo Stato - nella sua veste di datore di lavoro -, da liberi professionisti e lavoratori autonomi, ma anche dai fornitori di servizi con le attività commerciali che erogano le prestazioni di welfare secondo le modalità e i costi concordati con i provider stessi.
Per operare nel mercato del welfare aziendale questi soggetti investono su competenze commerciali, fiscali, giuslavoristiche e organizzativo-gestionali, ma anche sulla capacità di progettazione dei servizi in funzione dell’analisi dei bisogni e sul monitoraggio degli interventi in un’ottica di sostenibilità economica. A queste si aggiungono le sempre più importanti skill nell’ambito della comunicazione (ad esempio attraverso l’elaborazione dei piani di informazione interni all’azienda) e della digitalizzazione, entrambe strettamente connesse con l’utilizzo di piattaforme di welfare aziendale oltreché con la messa a disposizione delle imprese di servizi di gestione documentale e facilitazione amministrativa.
Mobility, Diversity, Community e Welfare Manager
Vi sono una serie di figure specializzate che, pur non operando direttamente con i provider di welfare aziendale, lavorano con le imprese per promuovere politiche di sostenibilità.
Tra questi c’è il Mobility Manager, cioè un professionista che si occupa della realizzazione di veri e propri piani di mobilità. I Disability Manager, cioè figure che si occupano di definire una serie di pratiche focalizzate, in particolare, sulle persone con disabilità e sulla loro valorizzazione all’interno delle aree e dei processi aziendali durante tutta la vita lavorativa. Ci sono i CSR Manager e i Welfare Community Manager, delle figure che all'interno delle organizzazioni - sia pubbliche che private, sia profit che non profit - svolgono funzioni di progettazione, organizzazione e gestione dello sviluppo di servizi sociali per il benessere della persona.
Tra i professionisti cruciali per la definizione di un percorso di welfare aziendale ci sono poi i Welfare Manager. Si tratta di professionisti che sono chiamati a seguire dall’inizio alla fine i processi necessari per rendere efficaci i piani di welfare interni all’azienda, ma non solo. Fra i suoi compiti vi rientra non solo la pianificazione delle proprie attività ma anche il coordinamento del lavoro svolto dai colleghi di funzioni diverse, e delle relative tempistiche.
Allo scopo di delineare la funzione del Welfare Manager, recentemente è stata redatta la Prassi UNI/PdR 103:2021. Questo strumento è frutto di un tavolo di lavoro che ha coinvolto esperti provenienti dal mondo delle imprese, della cooperazione, rappresentanti dei consumatori e dell’Università. In particolare, hanno partecipato ai lavori l’impresa sociale eQwa, il Gruppo Cooperativo CGM, Assimoco Spa, Progetica Srl, l’Università Cattolica del Sacro Cuore e il Movimento Consumatori Milano.
Il documento - che idealmente prosegue il lavoro sul tema iniziato con la Prassi UNI 59:2019 - definisce i requisiti per la progettazione, realizzazione e valutazione di un piano di welfare e quelli che sono i compiti, le conoscenze, le abilità e le responsabilità di chi è chiamato ad applicarlo: il Welfare Manager, appunto.
La versione integrale dell’articolo sarà pubblicata nel numero 10 del magazine Prospettive.
Valentino Santoni
www.secondowelfare.it/contatti/valentino-santoni.html
Laureato in Sociologia presso l’Università degli Studi di Bologna, nel corso del 2016 ha conseguito con lode la Laurea Magistrale in Sociologia e Ricerca Sociale con una tesi intitolata “Il nuovo welfare tra impresa e territorio” e nel 2020 ha frequentato la Scuola di Alta formazione promossa dal Consorzio SIR e dall’Università degli Studi di Milano “Gestire un’impresa sociale“.
Da aprile 2016 collabora con il Laboratorio Percorsi di Secondo Welfare, dove si occupa principalmente di welfare aziendale, conciliazione e welfare aziendale territoriale. Nel corso della sua attività ha partecipato alla stesura del Terzo, del Quarto e del Quinto Rapporto sul secondo welfare in Italia.